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August 29, 2011

Liturgia Papale i Riti d'Interregno (ricerca di Fabio Cavallo)




Una breve introduzione

La scomparsa della Messa papale solenne, caratterizzata da uno sfarzoso cerimoniale, misto fra liturgia ed etichetta cortigiana, è da attribuirsi principalmente all'avvento della Televisione che, a partire dagli anni Sessanta, sempre più frequentemente trasmetteva le celebrazioni pontificie. Nel secolo contrassegnato dalla disfatta delle grandi case reali europee, era anacronistico, per milioni di telespettatori sparsi nel mondo, vedere il vicario di Cristo e successore di Pietro entrare, nella Basilica vaticana, come un sovrano medievale tra squilli di trombe, con tanto di corona (1), portato sulla sedia gestatoria con i flabelli (2) e attorniato da cortigiani che indossavano abiti da cavalieri spagnoli. A tal proposito il cardinale Annibale Bugnini, principale artefice della riforma liturgica postconciliare affermava che “…certi usi medievali, portati fuori dell’ambiente romano a gente di altre religioni o non credente, danno luogo ad interpretazioni diverse e non sempre positive. Il Papa deve apparire a tutti come successore di Pietro, servo dei servi di Dio e non come un principe del medioevo.” (3). In effetti, la psicologia dell'uomo moderno non accettava più quel miscuglio tra vita cortigiana e rito religioso. Bisognava, inoltre, sfatare il concetto di Chiesa-regno ed evitare che lo sfarzo delle cerimonie vaticane nascondesse, in sostanza, l’inadeguatezza della Chiesa romana ad affrontare le problematiche della moderna società. Il progetto di riforma della “Cappella papale” fu iniziato dall’Ufficio delle celebrazioni pontificie nel febbraio 1965, sotto il pontificato di Paolo VI e si concretizzò gradualmente fino agli inizi degli anni 70. Scomparvero definitivamente alcune tradizionali figure tra cui gli assistenti al soglio che affollavano l’altare e il trono del Papa, il patriziato romano, i corpi armati e i dignitari della corte pontificia che partecipavano alle liturgie senza alcun compito, furono rinnovate e semplificate le sacre vesti e le suppellettili, rivisti il canto e la musica; in sintesi fu ricondotto l'intero canovaccio della celebrazione ad uno stile semplice ed austero o più precisamente alla "nobile semplicità" sancita dal Concilio Vaticano II. La riforma di tutto il cerimoniale romano comportò inevitabilmente, oltre la Messa, la revisione di molti riti che, di norma, segnano la vita pontificale del Papa, dai novendiali al conclave, dall'incoronazione ai Pontificali. E proprio su alcuni di essi, rimasti in vigore fino al Concilio, sarà incentrata questa ricerca che avrà l'esclusivo compito di descriverne gesti e cerimonie, evitando di sfociare negli aspetti dottrinali e teologici che ogni rito porta con sé. Si tratterà di una semplice esposizione cronologica dei principali momenti di alcune solenni celebrazioni che, fino a pochi decenni addietro, riecheggiavano sotto la cupola michelangiolesca.

I riti d'interregno: La morte del Pontefice e i novendiali

I riti d'interregno, indubbiamente, sono tra quelli che suscitano maggiore attenzione ed emozione in tutto il pianeta non solo per l’importanza che la persona del Pontefice riveste ovunque ma perché nel giro di poche settimane, suscitano nella Chiesa due sentimenti contrapposti: il lutto più profondo per la morte del Papa e la gioia più estrema a seguito dell'elezione del successore. Sostanzialmente la riforma liturgica non ha intaccato l'«Ordo exsequiarum Summis Pontificis», il complesso rituale funebre. Il decesso del Pontefice da inizio ai cosiddetti "novendiali", cioè a nove giorni di lutto solenne; inoltre, da quel momento, più di un terzo delle alte cariche vaticane vengono ad essere vacanti.

Pio XII in abiti non pontificali

Pio XII in abiti non pontificali.S'inizia con una serie di cerimonie, la prima delle quali è la solenne ricognizione del corpo e la constatazione dell'avvenuta morte. Il cardinale che ha il titolo di Camerlengo di S. R. C., oppure il decano del Sacro collegio, se tale carica non è stata assegnata, si reca processionalmente nella stanza del defunto, insieme ad un notaio e al maestro delle cerimonie. Il cardinale, entrando, si inginocchia e prega accanto alla salma; quindi solleva il velo bianco posto sul viso e annuncia solennemente :"Vere Papa N. mortus est". Dopo la recita dell'ufficio dei defunti e la benedizione con l'acqua santa, il prelato firma il rogito di constatazione della morte. Da quel momento, egli prende possesso dei palazzi vaticani apponendovi i sigilli alle stanze private dell'estinto di cui, dopo aver spezzato l'anello piscatorio, provvede alla conservazione delle spoglie terrene. Espletati questi riti, viene dato l'annuncio ferale alla Corte Pontificia, alla Curia Romana e all'intera Cristianità.

Lo stemma del Camerlengo,
durante la sede vacante

Lo stemma del Camerlengo, durante la sede vacante.Alquanto vistosi sono i segni esteriori che seguono tale avvenimento; le bandiere del Vaticano sono poste a mezz'asta e la porta bronzea dell'Arco delle Campane, che da accesso al piccolo stato, è semichiusa. I cardinali abbandonano le loro sontuose vesti di porpora e indossano, fino all'elezione del nuovo papa, la veste talare violacea, il rocchetto semplice sguarnito di ricami e pizzi e la mozzetta nera o violacea. Il "campanone" della basilica inizia il suono del "mortorio" al quale si aggiungeranno, ben presto, tutte le campane di Roma e del mondo intero. Anche lo stemma papale subisce alcune modifiche e le chiavi, segno dell’autorità del Pontefice, passano nell'arme del cardinale camerlengo che le pone accollate sopra lo scudo. Infatti sino alla elezione del nuovo papa è colui che deve amministrare la Chiesa. Con l'assistenza dell'archiatra, il medico personale del Papa, viene eseguita l'imbalsamazione del corpo per permetterne la conservazione durante i sei giorni di esposizione, mentre non è assolutamente consentita l'autopsia. La salma, vestita degli abiti non pontificali (4) dal momento del decesso fino al mezzogiorno seguente è esposta nelle stanze del palazzo apostolico per essere visitata dai familiari (5) e dai più intimi collaboratori del Papa.

Pio XII fotografato da Galeazzi Lisi,
pochi istanti dopo la morte

Pio XII fotografato da Galeazzi Lisi, pochi istanti dopo la morte.Dopo i fatti successi alla morte di Pio XII, una rigida regola vieta di fotografare il defunto pontefice se non vestito pontificalmente (6). La seconda esposizione si tiene nella Cappella sistina dove avvolto negli abiti pontificali di color rosso, (7) il corpo del Pontefice giace per tre giorni di fronte all'affresco del Giudizio. Nel “sacellum sixtini” si avvicendano, per le visite, i capi di stato e di governo di molti paesi, il collegio cardinalizio, il patriziato romano, consoli e ambasciatori accreditati presso la Santa Sede.

Pio XII in abiti pontificali sul catafalco in San Pietro

Ma il momento più emozionante è rappresentato dal pellegrinaggio di milioni di fedeli che, dal quarto giorno, si accalcano sul sagrato e nella navata della Basilica di San Pietro per vedere ancora una volta il Santo Padre. Pio XII in abiti pontificali sul catafalco in San Pietro.All’uopo, viene realizzato, di fronte all’altare della Confessione, un imponente catafalco con drappi di color rosso-violaceo, circondato da alti candelieri, (8) su cui è adagiato il corpo. Un manipolo di guardie svizzere e della guardia palatina (9) fa servizio d’onore intorno alla struttura.

Il catafalco circondato dai candelieri

Incessante è la preghiera per l’anima defunta che si eleva tra le volte della Basilica: i cardinali presenti in Roma, i canonici del capitolo di San Pietro e il coro si alternano nella recita dell’ufficio funebre e delle messe di requiem, sui vari altari del tempio. Il funerale solenne è celebrato il sesto giorno dal cardinale decano dell'ordine dei vescovi che presiede all'ufficio, alla Messa cantata (10) e ai riti di chiusura della salma nelle tre casse prescritte. Il catafalco circondato dai candelieri.Il feretro abbandona la Basilica, passando dalla porta della morte per essere tumulato nelle grotte vaticane, accanto alla tomba del principe degli Apostoli e degli altri pontefici. Per i restanti tre giorni, nella Basilica, continuano le messe in suffragio in attesa degli ultimi cardinali che, per varie ragioni, non hanno ancora raggiunto Roma.

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Note:

1. La tiara, o triregno, era il copricapo del Pontefice usato nelle funzioni extraliturgiche, in vigore fino al pontificato di Paolo VI. Le tre corone - forte allusione alla S. Trinità - significavano che il papa rappresentava le tre Chiese trionfante, militante e purgante, oppure il dominio sulle regioni del Cielo, della terra e degli Inferi, o ancora la triplice sovranità del capo della Chiesa, consistente nella sovranità spirituale sulle anime; regalità temporale sugli Stati romani; sovranità eminente su tutti i sovrani della terra.

2. I flabelli papali erano due ampi ventagli di piume di pavone maschio, muniti di asta, con cui si accompagnava il pontefice durante gli spostamenti con la sedia gestatoria.

3. A. Bugnini , "La riforma liturgica (1948-1975)" - Edizioni liturgiche, Roma.

4. Gli abiti non pontificali consistono, solitamente, nella veste talare bianca, il rocchetto (simile alla cotta che usano i sacerdoti ma più lungo e con le maniche strette fino ai polsi) e la mozzetta rossa guarnita di pelliccia d'ermellino.

5. Per familiari s'intendono coloro che sono insigniti da particolari onorificenze o che assistono alla vita privata del Papa. La famiglia pontificia si divide in ecclesiastica e laica. Fanno parte i Protonotari apostolici, i cappellani di S.S., i principi assistenti al soglio, i camerieri segreti di cappa e spada e molte altre figure. Alcuni sacerdoti di Casarano sono stati insigniti di tali cariche onorifiche: Mons. Salvatore Rizzello, per molti anni vicario generale della diocesi di Nardò, era protonotaro apostolico mentre i monsignori Raffaele Martina (+), Gaetano Filograna e Decio Merico sono cappellani di S.S. .

6. Il dottor Galeazzi Lisi, archiatra di Pio XII, durante gli ultimi giorni di malattia con una piccola "Leyca", aveva ripreso il papa pallido ed emaciato, accasciato sul lettino, la testa tra due cuscini, con la cannula dell'ossigeno alle narici e le palpebre abbassate. La stessa cosa fece al momento della morte fotografando la salma adagiata sul lettino e rivendendo i negativi ad un periodico francese.

7. Gli abiti pontificali che il Papa indossava, prima della riforma liturgica, erano 16: sulla veste talare, il rocchetto, l'amitto, il camice, il cingolo, il succintorio, il primo fanone, la stola, la falda, la tunicella, la dalmatica, la pianeta, il secondo fanone, i calzari e i sandali, le chiroteche e la mitra o la tiara. Il manipolo veniva indossato al "confiteor".

8. La riforma liturgica ha previsto che accanto alla salma di un defunto deve ardere soltanto il cero pasquale.

9. La guardia palatina, uno dei servizi di vigilanza vaticana insieme alla Guardia Svizzera e alla Gendarmeria pontificia, è stata soppressa nel 1970.

10. Il messale preconciliare prevedeva una messa "pro defuncto summo pontifice".

August 25, 2011

P. Guéranger - L’hébreux et le grac dans la liturgie papale


Lorsque le Pontife romain célèbre solennellement les saint Mystères, après l’épître chantée par le sous-diacre latin, le sous-diacre grec la fait entendre dans la langue de son Eglise.

Un diacre grec prononce également l’évangile en grec, après que le diacre latin l’a chanté dans la langue de Rome.

Autrefois, ce mélange des deux langues était plus fréquent dans l’Eglise Mère et Maîtresse. Ainsi, nous apprenons, d’un ancien auteur cité par Dom Martène, quel le Gloria in excelsis était chanté en grec à la messe de la nuit de Noël.

Le Liber pontificalis raconte que les douze leçons du Samedi Saint et les six du samedi de la Pentecôte se chanteaient alternativement dans les deux langues.

L’union des langues sacrées parut encore avec plus d’éclat en 1409, dans la cérémonie du couronnement d’Alexandre V, au concile de Pise; on y chanta, disent les actes du concile, l’épître et l’évangile en hébreu, en grec et en latin.

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Dom Prosper Guéranger, Institutions liturgiques 1840-1851,
[extraits établis par Jean Vaquié], Vouillé 1977, s. 262.

La bellezza e la sacralità della liturgia nei santi Padri


August 21, 2011

Liturgia papieska wzorem do naśladowania?


Ordo Romanus primus, czyli „porządek rzymski pierwszy”, datowany na koniec VII wieku, ukazuje niezwykle bogatą w obrzędy liturgię Niedzieli Wielkanocnej, której w Rzymie przewodził Sacerdos maximus – czyli papież.



Ceremoniał ten w ścisły sposób odnosi się do tzw. rzymskiej liturgii stacyjnej (od łac. statio – „stacja”) będącej wzorem dla ceremonii pontyfikalnych niemal wszystkich liturgii Kościoła Zachodniego. Dziewięć wieków później św. Pius V, na polecenie Soboru Trydenckiego, wydał w 1570 r. pierwszy Mszał Rzymski, który w dużej mierze oparty został na Ordo Missae Secundum consuetudinem Romanae Curiae z 1474 roku (tzw. Mszał Kurii Rzymskiej) oraz Ordinarium Missae stosowanym w papieskiej kaplicy. Mszał ten, z nielicznymi wyjątkami, stał się obowiązujący w całym Kościele. Liturgia sprawowana przez Następcę Księcia Apostołów ukształtowała zatem w znacznej mierze liturgię sprawowaną w parafiach rzymsko-katolickich na całym świecie. Podobnie i dziś liturgia sprawowana przez Ojca świętego Benedykta XVI, która odznacza się niezwykłym pięknem, winna być wzorem do naśladowania dla wszystkich Kościołów miejscowych. Wyraża się to m. in. W przyjmowaniu Komunii świętej w uświęcony przez lata i Tradycję sposób, czyli w pozycji klęczącej i do ust, czy też poprzez zwrócenie się w kierunku krzyża – Chrystusa, który zawsze powinien stanowić centrum każdej celebracji. Antonio kard. Canizares Llovera, prefekt Kongregacji ds. Kultu Bożego i Dyscypliny Sakramentów, w jednym z wywiadów użył słów, które wszyscy winniśmy mieć w pamięci: „Papieska liturgia w rzeczywistości zawsze była i nadal jest wzorcowa dla całego świata katolickiego”

August 20, 2011

Wstęp do "Sługi liturgii"


Prosimy Cię, Panie, dozwól nam godnie uczestniczyć w tym misterium, ilekroć bowiem sprawujemy pamiątkę Ofiary Chrystusa, spełnia się dzieło naszego Odkupienia

Sekreta dziewiątej Niedzieli po Zesłaniu Ducha Świętego

Liturgia, będąc źródłem i szczytem działalności Kościoła, kształtuje go i czyni płodnym. Wielkość Liturgii katolickiej polega na tym, że uobecnia ona wielkie dzieło naszego Zbawienia dokonane przez Pana naszego Jezusa Chrystusa na Kalwarii. Uczestnicząc we Mszy świętej stajemy pod Krzyżem Zbawiciela razem z Jego Dziewiczą Matką i umiłowanym uczniem, by czerpać łaskę po łasce z otwartego Serca Chrystusa. Ten cud Bożego Miłosierdzia dokonuje się w przestrzeni ceremonii liturgicznych, które mają za cel unosić naszą duszę ku Bogu i ukazywać nam przez znaki i symbole prawdy naszej świętej Wiary.

Matka Chrystusa Pana została wybrana odwiecznym wyrokiem Bożym jako droga, przez którą Pan nasz Jezus Chrystus przyszedł na świat, by dokonać dzieła Odkupienia, oraz wiernie i dyskretnie towarzyszyła swojemu Boskiemu Synowi w czasie całej Jego misji, posłusznie wypełniając Wolę Ojca Niebieskiego aż po tajemnicę Krzyża. Podobnie mistrzowie ceremonii liturgicznych powołani są w Kościele, by spełniać posługę cichą i odpowiedzialną względem Misterium Chrystusa Zbawcy, dokonującym się w Ofierze Mszy świętej i udzielaniu Sakramentów i sakramentaliów. Posługa mistrza ceremonii powinna być zupełnie niezauważalna, dyskretna, pełna miłości do Zbawiciela i Jego mistycznego Ciała - Kościoła, posłuszna prawom i zwyczajom liturgicznym oraz Tradycji tegoż Kościoła.

Ojciec Święty Benedykt XVI, jeszcze jako prefekt Kongregacji Nauki Wiary, dostrzegał wiodącą rolę Liturgii w życiu Kościoła, a przyczynę kryzysu, w jakim Kościół się znalazł po Soborze Watykańskim II upatrywał w kryzysie Liturgii. Od początku swojego pontyfikatu Papież wkłada wiele wysiłku, by odbudować świadomość liturgiczną wśród katolików i przezwyciężyć hermeneutykę zerwania. Wybór ks. Guido Mariniego na Mistrza Ceremonii papieskich wpisuje się w owo zaangażowanie Ojca Świętego. Po tym, jak papież powierzył ks. Guido Mariniemu funkcję ceremoniarza, mogliśmy, oprócz powrotu pewnych elementów tradycyjnej liturgii papieskiej, zaobserwować przede wszystkim dowartościowanie wymiaru kontemplacyjnego Służby Bożej oraz jej wymiaru chrystocentrycznego.

Ufam, że ta pozycja pozwoli przybliżyć czytelnikom nie tylko postacie ceremoniarzy papieskich, k.s Guido Mariniego i kardynała Enrico Dantego, lecz także spojrzeć na dzieło reformy reformy oczami Mistrza Ceremonii odpowiedzialnego za praktyczne wprowadzanie w życie zamierzeń Ojca Świętego Benedykta XVI.

ks. Konstantyn Najmowicz IBP

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ks. Guido Marini, Sługa liturgii, (opr. B. Krzych), Ząbki 2010, s. 9-10

August 18, 2011

Sobór Watykański II - Założenia reformy liturgii papieskiej


Porównując nagrania z liturgii papieskich sprawowanych przed, w czasie, czy nawet niedługo po Soborze Watykańskim II z liturgiami papieskimi sprawowanymi za pontyfikatu Jana Pawła II, a także Benedykta XVI, już na pierwszy rzut oka widocznych jest wiele różnic.


Liturgia papieska przed reformami...

...i po reformach Pawła VI (lata 60.)

Powstaje pytanie: jakie były założenia Ojców Soborowych w stosunku do odnowy liturgii papieskiej? Faktem jest, że już wcześniej odnawiano czy dostosowywano papieski ceremoniał w stosunku do pojawiających się wynalazków, czy możliwości (np. zastąpienie karoc samochodami, początkowo wykonywanymi w zgodzie z przepisami ceremoniału, a więc fotelem - tronem, podnóżkiem dla papieża, ozdobieniami ze złota, czy tzw. niebem, później zaś z pominięciem tychże przepisów - postawiono na funkcjonalność i wygodę; za inny przykład można podać to, że bł. Jan XXIII odprawiał niekiedy swe prywatne Msze święte jako Msze recytowane - dialogowane). Sam schemat odnowy liturgii sprawowanej przez biskupa Rzymu powstał w przerwie pomiędzy trzecią, a czwartą sesją soboru i był on przedstawiony papieżowi Pawłowi VI oraz opatrzony wieloma jego uwagami. Schemat opracowany pierwotnie przez P. Jounela i A. G. Martimorta ulegał potem pewnym modyfikacjom.


Liturgia papieska w czasie Soboru Watykańskiego II

Jako główne powody potrzeby reformy wymieniano: a) soborowe nauczanie o biskupach; b) potrzebę dostosowania ceremonii papieskich do transmisji telewizyjnych; c) współczesną mentalność. Należy dodać, że nie bez znaczenia był fakt, iż formalnie papież nie był już monarchą, a mimo to w liturgii papieskiej nadal zachowywano wiele elementów zaczerpniętych z ceremoniału dworskiego.

Zasady, jakimi miała rządzić się reforma były następujące: a) zerwanie z zwyczajami uświęconymi przed tradycję, a niezgodnymi z współczesną mentalnością (najbardziej wyrazisty przykład to tzw. sedia gestatoria, lektyka papieska); b) dostosowanie liturgii papieskiej do nowych norm ogólnych (tzn. publikowanych sukcesywnie instrukcji wykonawczych do Konstytucji o Liturgii, wydawanych przez papieża dyrektyw (najważniejsza to list w formie motu proprio Pontificalis Domus z 1968 r.), a wreszcie do nowego Mszału Rzymskiego (promulgowany w 1969 r. konstytucją Missale Romanum); c) zlikwidowanie nadmiernego przepychu; d) dostosowanie repertuaru muzycznego w taki sposób, aby wierni mogli się włączać w śpiew (często wykonywano śpiew polifoniczny treścią kompletnie nie związany z tekstami liturgicznymi danego dnia).

Generalnie dążono więc do uproszczenia papieskich ceremonii i chciano, by wierni mogli aktywnie (participatio actuosa) uczestniczyć w Mszach świętych sprawowanych przez papieża (dzisiaj nie do wyobrażenia jest, aby wierni nie otrzymywali Komunii świętej w miejscu, gdzie jest sprawowana Msza święta - dawniej zwyczajowo nie udzielano jej wiernym, natomiast w czasie Soboru otrzymywali ją oni nie w auli soborowej, ale w kaplicy Najświętszego Sakramentu).


Uroczyste zakończenie Soboru Watykańskiego II

Stopniowo, z postępującymi ogólnymi zmianami w liturgii, reformowano także liturgię i ceremoniał dworu papieskiego (pierwszym z przełomowych momentów było zrzeczenie się tiary przez papieża już w 1964 roku). Jeszcze Paweł VI zapoczątkował celebrację swych Mszy świętych "twarzą do ludzi", używając "nowych" szat liturgicznych (chodzi głównie o ornaty, tzw. casulas), rozwiązując także poszczególne zgromadzenia papieskiego dworu (m. in. Gwardię Palatyńską i Gwardię Szlachecką - 1970 rok).

Można stwierdzić, iż papież Paweł VI przetarł szlaki, wykonał najtrudniejsze kroki na drodze ku reformie liturgii papieskiej. Nie bez udziału jednej z najbardziej kontrowersyjnych postaci ostatniego Soboru, abp. A. Bugniniego. Kolejny rozdział w tej historii otwarł wybór na następcę Jana Pawła I kardynała "z dalekiego kraju" - Karola Wojtyły, który po kilku latach swej posługi mianował Mistrzem Papieskich Ceremonii prałata Piero Mariniego (dziś arcybiskup); nadał on obecny kształt Urzędowi Papieskich Ceremonii Liturgicznych.

Do czasów pontyfikatu Benedykta XVI i powołania przez niego ks. Guido Mariniego na stanowisko swego ceremoniarza, w liturgii papieskiej nie były obecne niemal żadne z dawnych jej elementów charakterystycznych, a samo jej ordo zostało w maksymalny sposób dostosowane i upodobnione do Mszy świętych sprawowanych w kościołach całego świata.

Obecnie, jak się to często powtarza, Benedykt XVI jest papieżem, który wydobywa ze swego skarbca rzeczy stare i nowe. Odkąd funkcję papieskiego ceremoniarza piastuje mons. Guido Marini do papieskich liturgii powróciło wiele jej elementów charakterystycznych, zagubionych, jak m. in. papieski tron, dawne i niekiedy niezwykle ozdobne szaty liturgiczne, kardynałowie diakoni asystujący papieżowi. Te pomniejsze rzeczy uzupełniają ów ogólniejszy powrót do prawdziwych korzeni, a więc celebrację ad orientem, czy aranżację ołtarza z krucyfiksem na środku. Cały pontyfikat Ojca Świętego Benedykta XVI cechuje wprowadzanie w życie tzw. hermeneutyki ciągłości, a więc odnowa Kościoła, a co za tym idzie - liturgii, prawdziwie i rzeczywiście według postanowień Soboru Watykańskiego II.


Papież Benedykt XVI a liturgia papieska

Patrząc obiektywnym okiem na dokonane reformy liturgiczne (których de facto nie można nazwać wyłącznie odnową, gdyż posunęły się one o wiele dalej) należy stwierdzić, iż były one rewolucyjne - pierwszy raz dokonano je na tak wielką skalę w historii Kościoła, nawet wbrew ustalonym zasadom i wskazaniom (Konstytucja o liturgii jasno mówi np. iż łacina jest i ma być głównym językiem liturgii, iż należy wykonywać chorał gregoriański w jej czasie, który jest własnym śpiewem Kościoła).

Nie sposób w tym miejscu choćby nakreślić w bardziej szczegółowy sposób wszystkich wydarzeń i reform, jakie miały miejsce. Na ten temat, szczególnie w odniesieniu do pontyfikatu Benedykta XVI, pojawiło się już kilka publikacji. Chcemy tu jedynie ukazać, że w pierwszych kilkunastu latach po Soborze Watykańskim II dokonano tak wiele głębokich zmian, także - a może przede wszystkim - w liturgii papieskiej (w której zachowało się wiele starodawnych obrzędów, obecnych nawet w Ordo Romanus primus - pierwszym papieskim ceremoniale), iż doprowadzono do utraty tego wielowiekowego dziedzictwa.

Jest to niemal pewne: już nigdy Msza papieska nie będzie odprawiać się w taki sam sposób, jak miało to miejsce jeszcze w czasie Soboru Watykańskiego II i niedługo po nim - jest to niemożliwe ze względów wymienionych powyżej (a także ze względów, które można nazwać "technicznymi", m. in. dlatego, że nie istnieje obecnie wielu z dygnitarzy biorących udział w orszaku papieskim). Przeprowadzone reformy, zaledwie na przełomie kilkudziesięciu lat, doprowadziły do sytuacji, iż na zawsze zagubione zostały dawne, podniosłe obrzędy papieskiej liturgii, które dziś możemy podziwiać tylko na zachowanych nagraniach i czytać o nich w książkach.

August 11, 2011

The Coronation of Blessed Pope John XXIII



August 9, 2011

Le séjour de Pie VII en France


Le sacre de Napoléon avait été aussi un grand acte liturgique: mais, en cette qualité même, il exprimait d’une manière bien significative toute la distance qui séparait le nouveau Charlemagne de l’ancien. On pouvait, certes, comprendre que la Liturgie est l’expression de la religion dans un pays, quand on vit le Pontifce Romain, accouru par le plus généreux dévouement pour prêter son ministère à un si grand acte, attendre, en habits pontificaux, sur son trône, à Notre-Dame, pendant une heure entière, l’arrivée du nouvel empereur; quand on vit Napoléon prendre lui-même la couronne, au lieu de la recevoir du pontife, et couronner ensuite de ses mains profanes le front d’une princesse sur lequel, il est vrai, le diadème ne put tenir; quand on vit enfin « l’évêque du dehors », sacré de l’huile sainte, s’abstenir de participer aux mystères sacrés, terribile présage de l’arrêt qui devait, cinq ans plus tard, le retrancher de la communion catholique. Ce ne fut qu’en faisant violence aux règles les plus précises de la Liturgie.


Rien ne pourrait rendre l’enthousiasme des fidèles de Paris et des provinces, durant les quatre mois que Pie VII passa dans la capitale de l’Empire. Il n’y avait cependant rien d’officiel ni de cérémonieux dans cette affluence qui inondait les églises où le Saint-Père venait célébrer la messe. Les fidèles se pressaient par milliers autour de la table sainte, dans l’espoir de recevoir l’hostie du salut des mains mêmes du vicaire de Jésus-Christ, et c’était un spectacle ineffable que celui qu’offrait cette multitude, chantant d’une atmosphère de foi le pieux pontife qui, dans un recueillement profond, célébrait le sacrifice éternel, et rendait grâce de trouver encore tant de religion au coeur des Français...

Il y aurait un beau livre à faire sur le séjour de Pie VII en France, à cette époque; mais rien peut-être ne serait plus touchant à raconter que les visites que le pontife faisait à ces églises qui portaient encore les traces de la dévastation qu’elles avaient soufferte, et dans lesquelles il célébrait la messe avec le recueillement angélique si admirablement empreint sur sa noble et touchante figure. Les Parisiens, dont il était l’idole, disaient sur lui ce beau mot: « qu’il priait en pape »…

Dom Prosper Guéranger, Institutions liturgiques. Extraits, [établis par Jean Vaquié], Vouillé 1977, p. 214-215.


August 5, 2011

Alternatywny kanał wideo


Od pewnego czasu jesteśmy obecni także na największym katolickim portalu medialnym, wzorowanym na najpopularniejszym portalu tego typu, gdzie do tej pory umieszczane były przygotowywane przez nas materiał audiowizualne.


August 4, 2011

Porta Sancta - Tertio Millennio Adveniente


Office for the Liturgical Celebrations of the Supreme Pontiff: In the Bull of Indiction of the Great Jubilee of the Year 2000 Incarnationis Mysterium (=IM), His Holiness Pope John Paul II speaks of certain signs which have enriched the celebration of the Jubilee throughout history. He mentions in particular the sign of the Holy Door (IM 8).

The Holy Father had already emphasized in Tertio Millennio Adveniente (=TMA), the special importance of the Holy Door in the Jubilee of 2000: "The Holy Door of the Jubilee of the Year 2000 should be symbolically wider than those of previous Jubilees, because humanity, upon reaching this goal, will leave behind not just a century but a millennium" (TMA 33).

The rite of the consignment and the reading of the Bull of Indiction of the Great Jubilee took place on the First Sunday of Advent 1998 in the atrium of the Vatican Basilica, in front of the Holy Door itself. The Door, although closed, was appropriately decorated for the occasion, as if to indicate to all the attitude of contemplation and positive hope with which the Church has long been preparing to cross the threshold of the Jubilee of the Year 2000.

The importance of the sign of the Door during the Jubilee of 2000 will also find ritual expression: for the first time in the history of the Holy Years, the Pope will personally open all four Doors of the Roman Basilicas.

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Office des Célébrations liturgiques du Souverain Pontife: Dans la Bulle d'indiction du grand Jubilé de l'An 2000, Incarnationis Mysterium (IM), le Saint-Père rappelle certains symboles dont s'est enrichi l'institution du jubilé au cours de son histoire. Il s'arrête en particulier sur le symbole de la Porte Sainte.

Il avait déjà souligné dans Tertio millennio adveniente (TMA) l'importance particulière de la Porte Sainte dans le Jubilé de l'An 2000: "La Porte Sainte du Jubilé devra être symboliquement plus large que les précédentes car l'humanité, arrivée à ce terme, laissera derrière elle non seulement un siècle mais un millénaire" (TMA, n. 33).

Le rite de remise et de lecture de la Bulle d'indiction du grand Jubilé, qui s'est déroulé le premier dimanche de l'Avent 1998 dans l'atrium de la basilique vaticane, a voulu lui aussi rappeler l'attention sur ce signe fort du Jubilé. Le Pape s'est arrêté en prière devant la Porte Sainte, encore fermée mais décorée de façon adéquate pour l'occasion, comme pour indiquer à tous l'attitude de contemplation et d'espérance concrète avec laquelle l'Eglise s'est préparée depuis longtemps à franchir le seuil du grand Jubilé de l'An 2000.

L'importance du symbole de la porte dans le Jubilé de l'An 2000 sera exprimée également par le moment rituel: pour la première fois dans l'histoire des années saintes, le Pape ouvrira personnellement les quatre portes des basiliques romaines.

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Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice:
Nella Bolla di indizione del Grande Giubileo del 2000 Incarnationis Mysterium (=IM) il Santo Padre ricorda alcuni segni di cui si è arricchito l’istituto del Giubileo nella sua storia. E in particolare si sofferma sul segno della porta santa (IM 8).

Egli aveva già sottolineato nella Tertio Millennio Adveniente (=TMA) la particolare importanza della porta santa nel Giubileo del 2000: "La porta santa del Giubileo del 2000 dovrà essere simbolicamente più grande delle precedenti, perché l’umanità, giunta a quel traguardo, si lascerà alle spalle, non soltanto un secolo, ma un millennio" (TMA 33).

Anche il rito di consegna e di lettura della Bolla di indizione del Grande Giubileo, svoltosi la prima domenica di Avvento 1998 nell’atrio della Basilica Vaticana proprio davanti alla porta santa, ha voluto richiamare l’attenzione su questo segno forte del Giubileo. Il Papa ha sostato in preghiera davanti alla Porta santa, ancora chiusa ma per la circostanza convenientemente ornata, quasi ad indicare a tutti l'atteggiamento di contemplazione e di fattiva speranza con cui la Chiesa da tempo si è preparata varcare la soglia del Grande Giubileo del 2000.

L’importanza del segno della porta nel Giubileo del 2000 sarà espressa anche dal momento rituale: per la prima volta nella storia degli anni santi il Papa aprirà personalmente tutte e quattro le porte delle basiliche romane.