Per comprendere adeguatamente il processo rituale messo in atto il 4 novembre 1958 è necessario ricordare che il rito della incoronazione è contestualizzato nella Messa Pontificale propria quando presiede il Sommo Pontefice.
Dalla Intimatio per cursores facienda, domi dimisso exemplari, a firma di Henricus Dante, proton. Apost. cærem. præfectus, per mandato del Santo Padre, si apprende che la celebrazione si è svolta nella Basilica Vaticana, con inizio alle ore 8.30 e si è conclusa alla Loggia della Benedizione con l’incoronazione del Papa.[1] Senza ricordare tutte le elaboratissime sequenze rituali, presento, con alcune particolarità, il processo rituale della celebrazione.
PROCESSO RITUALE
DELL’INCORONAZIONE DEL SOMMO PONTEFICE GIOVANNI XXIII
- Processione: il Papa scende in sedia gestatoria, dalla Sala Regia all’atrio della Basilica Vaticana.
- Nell’atrio della Basilica: canto del Tu es Petrus, il Papa in trono, riceve l’”obbedienza” del Capitolo.
- Ingresso in Basilica: il Papa in sedia gestatoria, canto del Tu es Petrus, marcia trionfale del Longhi, squilli delle trombe d’argento.
- Adorazione del Santo Padre al Santissimo Sacramento nella relativa Cappella.
- Nella Cappella di San Gregorio: “obbedienza” dei Cardinali con Benedizione Apostolica.
- Canto dell’Ora di Terza.
- Processione verso l’abside della Basilica: il Santo Padre è in sedia gestatoria. Il corteo si ferma per tre volte; ad ogni sosta un cerimoniere canta “Pater Sancte, sic transit gloria mundi” e vengono bruciati dei batuffoli di stoppa all’estremità di una canna dorata e li si mostra al Papa mentre bruciano.
- Davanti all’altare il Santo Padre scende dalla sedia gestatoria e inizia la Messa.
- Dopo la Confessio e l’Indulgentiam, il Papa siede sulla sedia gestatoria, quindi tre Cardinali leggono successivamente tre orazioni Super Pontificem.[2]
Deus, qui adésse non dedignáris ubicúmque devóta mente invocáris, adèsto, quæquem ad culmen apostólicum elegisti, ubertátem supèrnæ benedictiónis infúnde, ut séntiat se tuo múnere ad hunc ápicem pervenisse.
Supplicatiónibus nostris, omnipotens Deus, efféctum consuétæ pietátis impénde et grátia Spiritus Sancti fámulum tuum perfúnde: ut qui in cápite Ecclesiárum nostræ servitútis ministério constitúitur, tuæ virtútis soliditáte roborétur.
Deus, qui Apóstolum tuum Petrum inter cǽteros Apóstolos primátum tenére voluisti, eíque univérsæ Christianitátis molem super húmeros imposuísti, réspice, quǽsumus, propítius hunc fámulum tuum Ioannem quem in thronum eiúsdem Apostolórum príncipis sublimámus: ut sicut proféctibus tantæ dignitátis augétur, ita virtútum méritis cumulétur quátenus ecclesiásticæ universitátis onus te adiuvánte digne ferat et a te, qui es beatiúdo tuórum, vicem méritam recípiat. Per Christum Dóminum nostrum. Amen.
- Al termine il Cardinale Primo dei Diaconi impone il Pallio al Santo Padre con una formula speciale:[3]
Accipe pállium sanctum, plenitúdinem pontificális offícii, ad honórem omnipoténtis Dei, gloriosíssimæ Vírginis Maríæ eius matris, beatórum Apostolórum Petri et Pauli, et sanctæ románæ Ecclésiæ.
- Dopo l’incensazione dell’altare il Papa sale al trono collocato nell’abside.
- Ultima obbedienza dei Cardinali e di altri dignitari ecclesiastici.
- Il Santo Pade legge l’Introitus (Eccl 45, 30; Ps 131, 1) e intona il canto del Gloria.
- Canta, quindi, la collecta della Messa “In die Coronationis”.
Deus, ómnium fidélium pastor et rector, me fámulum tuum quem pastórem Ecclésiæ tuæ præésse voluísti propítius réspice. Da mihi, quǽsumus, verbo et exémplo quibus præsum profícere, ut ad vitam, una cum grege mihi crédito, pervéniam sempitérnam.
Per Dóminum.
- Il Cardinale Diacono con alcuni assistenti si porta presso la Tomba dell’Apostolo Pietro e si cantano le Laudes dell’Incoronazione.[4]
Diac.: Chorus:
Exáudi, Christe, R. Dómino nostro Joanne, a Deo decréto Summo Pontífici et universáli Papæ vita.
Diac.: Chorus:
Salvátor mundi, R. Tu illum ádjuva
Sancte Míchaël, R. Tu illum ádjuva
Sancte Gábriel, R. Tu illum ádjuva
Sancte Ráphaël, R. Tu illum ádjuva
Sancte Joánnes Baptísta, R. Tu illum ádjuva
Sancte Joseph, R. Tu illum ádjuva
Sancte Petre, R. Tu illum ádjuva
Sancte Paule, R. Tu illum ádjuva
Sancte Andréa, R. Tu illum ádjuva
Sancte Jacóbe, R. Tu illum ádjuva
Sancte Stéphane, R. Tu illum ádjuva
Sancte Leo, R. Tu illum ádjuva
Sancte Gregóri, R. Tu illum ádjuva
Sancte Basíli, R. Tu illum ádjuva
Sancte Benedícte, R. Tu illum ádjuva
Sance Francísce, R. Tu illum ádjuva
Sancta Agnes, R. Tu illum ádjuva
Sancta Lúcia, R. Tu illum ádjuva
Kýrie, eléison, Kýrie, eléison
Christe, eléison, Christe, eléison,
Omnes:
Kýrie, eléison,
- Si canta l’Epistola (1 Pt 1, 1-7), il Graduale (Ps 106, 32.31) – Tratto (Mt 16, 18-19) e il Vangelo (Mt 16, 13-19). L’Epistola e il Vangelo sono cantate in latino e in greco.
- Omelia del Santo Padre.
- La Messa Pontificale segue come al solito.
- Ant. ad Offertorium (Mt 16, 18-19)
- Secreta
Oblátis, quǽsumus, Dómine, placáre munéribus: et me fámulum tuum, quem pastórem Ecclésiæ tuæ præésse voluísti, assídua protectíóne gubérna. Per Dóminum.
- Præfatio Apostolorum
- Communio (Mt 16, 18)
- Post communionem
Hæc nos, quǽsumus, Dómine, divíni sacraménti percéptio prótegat: et me fámulum tuum, quem pastórem Ecclésiam tuæ præésse voluísti, una cum commísio mihi grege salvet semper et múniat. Per Dóminum.
- Dopo la lettura dell’ultimo Vangelo, il Santo Padre, èportato in sedia gestatoria al balcone della Loggia della Benedizione.
- Qui ha luogo l’incoronazione.
- Canto del mottetto Corona aurea super caput eius.
- Il Cardinale Decano recita il Pater con i versetti, le relative riposte e l’Oremus.
V. Cantémus Dómino. R. Glorióse enim magnificátus est.
V.Buccináte in neoménia tuba. R. In insígni die solemnitátis vestræ.
V. Iubiláte Deo, omnis terra. R. Servíte Dómino in lætítia.
V. Dómine, exáudi oratiónem meam. R. Et clamor meus ad te véniat.
V. Dóminus vobíscum. R. Et cum spíritu tuo.
Orémus.
Omnípotens sempitérne Deus, dígnitas sacerdótii et auctor regni, da grátiam fámulo tuo Ioánne Pontífici nostro, Ecclésiam tuam fructuóse regénti, ut qui tua cleméntia pater regum et rector ómnium fidélium constitúitur et coronátur, sálubri tua dispositióne cuncta bene gubernéntur.
Per Christum.
- Imposizione della Tiara[5] da parte del primo dei Cardinali Diaconi mentre dice:
Accipe tiáram tribus corónis ornátam et scias te esse patrem príncipum et regum, rectórem orbis, in terra Vicárium Salvatóris nostri Iesu Christi, cui est honor et glória in sǽcula sæculórum. Amen.
- Il Santo Pade imparte la Benedizione Apostolica.
- Processionalmente si ritorna alla Sala dei Paramenti nel Palazzo Apostolico.
Il Cardinale Decano rivolge al Santo Padre un augurio ed egli risponde ringraziando.
Il processo rituale è strutturato in due parti: la solenne Messa papale e l’Incoronazione propriamente detta è stato ritmato da canti polifonici. << style="">Communio in canto gregoriani, il “Cantate Domino” a 6 voci del Perosi; l’antifona “Corona aurea” a 6 voci del Bartolucci; il “Tu es Petrus” a 6 voci del Perosi >>.[6] Da una lettura attenta della celebrazione si evince un processo rituale assai prolisso, con una dinamica che conduce di fatto, non tanto alla Eucaristia, bensì alla seconda parte: l’incoronazione con la Tiara. Essa è il culmine delle sequenze rituali, potenziata dallo stesso luogo in cui si svolge questo rito: il balcone centrale della Basilica.
L’assemblea, grande folla, non partecipa se non con espressioni acclamatorie e di applausi. La relazione è tra un Sovrano e il popolo, piuttosto che tra il Vescovo e Pastore della Ecclesia locale e universale e il popolo santo di Dio. Il Papa è sempre attorniato da un numero impressionante di clero gerarchicamente ordinato, di ministri della celebrazione, di dignitari ecclesiastici e laici. Una vera corte attorno alla “potestas” del Sovrano. Anche dalla foto d’archivio, documentazione comunque sempre relativa rispetto all’evento, emerge la presenza del Papa da una selva di persone, variegate negli abiti cerimoniali, chiamate a ruoli diversificati, ben lontana da una nobile semplicità.[7]
I testi biblici nella loro forza semantica intrinseca attestano la missione evangelizzatrice di Pietro alle Chiese, la sua opera di confermare la fede e la speranza dei battezzati, l’elezione di essere nella sua fede “pietra” su cui il Signore edifica la Chiesa. A questi testi s’inspita l’eucologia maggiore e minore mentre i testi propri riferentesi all’incoronazione riesprimono il ministero di Pietro come “gloria mudni” pur designata come gloria che passa[8] e in una contestualizzazione sacrale si sottolinea che l’incoronazione con la Tiara a tre corone esprime la “potestas” del Papa sui principi, sui re, sul mondo, e assieme a queste realtà ricorda che è Vicario di Cristo. Non si fa alcun riferimento esplicito né a Pietro, nè alla Chiesa.[9]
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S. M. Maggiani, Dall’Ordo ad coronandum Summum Pontificem Romanum all’Ordo Rituum pro Ministerii Petrini initio Romæ Episcopi, [in:] Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice, Inizio del Ministero Petrino del Vescovo di Roma Benedetto XVI, Città del Vaticano 2006, pp. 151-155.
[1] Cf. Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice, Sc 0267.
[2] Per la provenienza di queste orazioni cf. SANTANTONI cit., pp. 301-302.
[3] Per la provenienza di questa formula cf. ID., pp. 195 e 299.
[4] ID., p. 299.
[5] Sulla tiara cf. A. PARAVICINI BAGLIANI, Le chiavi e la tiara. Immagini e simboli del papato medioevale, Roma 1998.
[6] Diario del Conclave di Giovanni XXIII. Parte III. cit. alla fine del resoconto del Diario, in Archivo dell’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice, Sc 0287.
[7] Cf. A riguardo la documentazione in Archivio dell’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice, A. FATTINNANZI, Diario, II, p. 330ss.
[8] Cf. la sequenza n. 7 del Processo Rituale.
[9] Cf. la sequenza n. 20 del Processo Rituale.