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May 11, 2010

Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice: Canto del Vangelo in lingua greca in alcune celebrazioni papali


Con: Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice.

Nel culto dei primi cristiani erano presenti, com’è noto, la predicazione, la lettura, le preghiere e gli inni a scopo didattico. Nell'anno 150 san Giustino, nell’Apologia e nel Dialogo con Trifone, dà la prima descrizione della Messa romana, distinta in due parti: quella "didattica", fatta di letture dei Profeti e degli Apostoli e quella "sacrificale", centrata sulla Passione del Signore. Nella liturgia si usava la lingua greca; l'uso della lingua latina subentrò verso il IV secolo; anteriormente, vigeva qua e là l'uso delle letture in greco, successivamente tradotte in latino; quasi una messa bi-lingue. Quindi, la consuetudine della proclamazione in greco delle letture nella Messa sembra originata semplicemente dall’esigenza di favorire la partecipazione di quelle enclave di fedeli non ancora in grado di comprendere il latino.

Tuttavia, il delinearsi sempre più del primato del vescovo di Roma, a partire da sant’Ignazio d’Antiochia che nel secondo secolo definisce quella nell’Urbe la chiesa che ‘presiede all’agape’, - ovvero che la Chiesa universale è un corpo organico strutturato sulla carità mutua, - influirà sulla preservazione nella liturgia papale di alcune parti in greco, indizio della sollecitudine del Papa per tutte le Chiese, in specie quelle orientali. Per esempio, ancora oggi nella liturgia romana del Venerdì Santo si canta l’inno greco Trisaghio, cioè al Signore Gesù Cristo tre volte Santo, perché è Dio, è Forte, è Immortale, e abbia pietà di noi.

Dopo lo scisma del 1054 tra Roma e Costantinopoli, non si sopì l’anelito alla ricomposizione dell’unità, anzi il Sommo Pontefice non lasciò nulla di intentato per il ripristino della comunione degli Orientali con la Sede Apostolica: si pensi al concilio di Firenze e poi all’istituzione in Roma del Collegio Greco nel 1577 da Gregorio XIII. Si ricorda quest’ultimo atto perché ebbe effetti, in un certo senso, sul rito di cui si tratta. Infatti, proprio dal Collegio Greco, il Cerimoniere papale attingeva per il servizio liturgico bilingue.

Risale all’inizio del secolo scorso l’ultima minuziosa descrizione del rito della proclamazione dell’Epistola e Vangelo in greco e in latino nella liturgia papale:

Il Suddiacono apostolico prende da uno dei Chierici della Cappella pontificia l'Epistolario, e premessa la genuflessione all'Altare ed al Sommo Pontefice, con l'assistenza dì un Ceremoniere pontificio, si reca presso l'estremità del banco, in cui siedono i Cardinali Preti, attende che tutti si siano seduti, e al cenno del Ceremoniere canta l'Epistola. Ivi rimane fino a tutto il canto dell'Epistola greca.

Terminato il canto dell'Epistola latina, il Suddiacono di rito greco prende da un altro Chierico di Cappella l'Epistolario greco, e premesse le stesse [43|44] Ceremonie, e assistito da un altro Ceremoniere pontificio, canta l'Epistola presso il Suddiacono apostolico.

Dopo il canto dell'Epistola greca, il Suddiacono apostolico e quello di rito greco, guidati dai Ceremonieri pontifici, si recano al Trono papale, e premessa la genuflessione, vi salgono, baciando, l'uno dopo l'altro, il Piede al Pontefice; quindi Gli fanno genuflessione, e ritornano presso l'Altare, ove ciascuno fa genuflessione alla Croce, e rende l'Epistolario al Chierico di Cappella.

Il Suddiacono di rito greco ritorna presso la colonna dell'Altare, dal lato dell'Epistola, e il Suddiacono apostolico si ferma presso il Cardinale Diacono ministrante, il quale legge l'Epistola ed il Graduale.

I due Arcivescovi Assistenti al Soglio, salgono sul Trono con il Libro e con la Candela.

Il Sommo Pontefice legge l'Epistola, il Graduale e il Vangelo.

Quando il Sommo Pontefice segna il Vangelo, il Cardinale Diacono ministrante si toglie dal capo la Mitra, discende dall'Altare, e riceve dal Caudatario il libro degli Evangeli, che con i prescritti inchini depone sulla mensa dell'Altare, e rimane presso di essa, finché il Papa non ha terminato di leggere. Poi si avanza al Trono papale, per baciare la mano al S. Padre.

Nel tempo stesso un Ceremoniere pontificio conduce il Prelato Turiferario col Turibolo e con la [44|45] Navicella al Trono, per l'imposizione dell'incenso. Il Cardinale Vescovo Suburbicario sostiene la Navicella avanti al Papa, Cui porge, con i prescritti baci il cucchiaino, chiedendogli, con la consueta formola, la benedizione.

Il Cardinale Diacono ministrante, baciata la mano al Papa, ritorna all'Altare, e va a dire, genuflesso sull'orlo della predella, l'orazione: Munda cor meum, etc.

Gli Accoliti Votanti di Segnatura, tenendo in mano i sette candelabri, si fermano presso gli scalini dell'Altare, stando in mezzo a loro il Suddiacono apostolico.

Il Turiferario col Turibolo e con la Navicella, ritorna dal Trono all'Altare, e si colloca presso i Prelati ceroferari, dal lato dell'Epistola.

Il Cardinale Diacono ministrante, detto il Munda cor meum, prende l'Evangeliario dal mezzo dell'Altare, discende dal medesimo, e si mette a desta del Suddiacono apostolico. Tutti genuflettono alle Croce, eccetto il Cardinale Diacono, che fa profondo inchino.

Rivolgendosi poi indietro, per la destra, si scambiano in modo che il Cardinale Diacono ministrante, mentre si procede per il Trono, sia a destra del Suddiacono apostolico, e a destra del Cardinale vadano quattro Accoliti e tre altri vadano a sinistra del Suddiacono.

Giunti avanti ai gradini del Trono, tutti genuflettono, eccetto il Cardinale Diacono ministrante, che [45|46] profondamente inchinato al Sommo Pontefice, chiede la benedizione, dicendo: Iube, Domne, benedicere.

Il Papa gli dà la benedizione, rispondendo: Dominus sit in corde tuo etc.

Datasi la benedizione dal Papa, tutti si alzano, e di nuovo fanno genuflessione, eccetto il Cardinale Diacono ministrante, che s'inchina profondamente. Per la via più breve, procedono, nel modo stesso che dall'Altare al Trono, verso il leggìo già preparato da un Chierico di Cappella, presso la bancata dei Cardinali Diaconi, verso l'Altare.

Il Turiferario si ferma col Ceremoniere pontificio a sinistra del leggio, alla parte posteriore del quale si mette il Suddiacono apostolico.

I Prelati Accoliti si dispongono in modo, che quattro di essi stiano alla destra del leggio e tre alla sinistra. Il Cardinale Diacono ministrante, assistito dal proprio Ceremoniere, si ferma avanti al leggio, e vi apre sopra l'Evangeliario, per il canto del Vangelo.

Frattanto il secondo Cardinale Diacono assistente, toglie il Grembiale e la Mitra al Sommo Pontefice. Questi si alza, e rimane in piedi fino al termine del canto del Vangelo.

Il Cardinale Diacono ministrante canta: Dominus vobiscum, e poi: Sequentia sancti Evangelii etc., segnando al tempo stesso il Libro e sé medesimo. Il Turiferario porge il Turibolo al Cardinale Diacono ministrante, il quale incensa il Libro, e poi [46|47] rende il Turibolo al Turiferario, che rimane nello stesso luogo, per il canto del Vangelo greco.

Finito il canto del Vangelo, il Suddiacono apostolico prende l'Evangeliario, e tenendolo innanzi al petto, si ferma a destra del leggio.

Il Papa siede, e il primo Cardinale Diacono assistente Gli mette la Mitra.

Due Accoliti rimangono hinc inde presso il leggio, gli altri cinque, premesse le genuflessioni al Sommo Pontefice e all'Altare, mentre il Cardinale Diacono ministrante fa profondo inchino, ritornano presso la credenza, e depongono i candelabri.

Il Cardinale Diacono ministrante va a sedere sul suo sgabello, e si copre con la Mitra.

Intanto il Diacono di rito greco prende l'Evangeliario da un Chierico di Cappella, e lo depone sulla mensa dell'Altare, fatte le genuflessioni al Sommo Pontefice e alla Croce.

Poi discende subito, genuflette di nuovo alla Croce, va al Trono papale, genuflette, e salisce sul ripiano del Trono, per baciare il Piede al Papa. Ritorna all'Altare, e stando genuflesso, nel mezzo, sul più alto scalino, dice la preghiera che suol premettersi al Vangelo. Frattanto il Suddiacono di rito greco attende innanzi agli scalini dell'Altare, per unirsi al Diacono.

Questi, detta la preghiera, prende l'Evangeliario, e discende dall'Altare, genuflette alla Croce insieme col Suddiacono, ed ambedue, accompagnati da un Ceremoniere pontificio, vanno fino ai gradini del [47|48] Trono papale. Tutti rimangono inginocchiati nel piano avanti ai gradini, mentre il Diacono chiede la benedizione al Sommo Pontefice.

Quindi tutti si alzano, genuflettono al S. Padre, e vanno per la via più breve presso il leggio, Il Suddiacono si mette dalla parte posteriore del medesimo, e il Diacono della parte anteriore, aprendovi sopra l'Evangeliario.

Intanto il secondo Cardinale Diacono assistente toglie la Mitra al Papa, il quale si alza, rimanendo in piedi per tutto il canto del Vangelo.

Il Cardinale Diacono ministrante depone la Mitra, si alza, e rimane in piedi avanti allo sgabello.

Il Diacono di rito greco incomincia il canto del Vangelo, e col Turibolo consegnatogli dal Turiferario incensa l'Evangeliario. Rende il Turibolo, e prosegue il canto sino al termine. Il Suddiacono, terminato il canto del Vangelo, dette le parole: Dóxa soi, Kýrie, dóxa soi, prende l'Evangeliario, e si mette a sinistra del Suddiacono apostolico.

Il Diacono greco, in mezzo ai due Accoliti, ritorna al lato dell' Epistola presso la colonna dell'Altare. Gli Accoliti depongono i candelabri sulla credenza.

Il Suddiacono apostolico, e il Suddiacono greco (seguiti dal Turiferario col Turibolo, insieme ad un Ceremoniere pontificio) s'avanzano verso il Trono, e l'un dopo l'altro, ascendendovi, senza genuflettere, porgono a baciare il S. Testo al Sommo Pontefice, che mentre bacia ripete le parole: Per evangelica dicta etc.

[48|49] Ambedue i Suddiaconi discendono dal Trono, genuflettono al Sommo Pontefice, e ritornano all'Altare. Fatta la genuflessione presso gli scalini, ciascuno consegna il proprio Evangeliario al Chierico di Cappella. Il Suddiacono apostolico si pone presso il Cardinale Diacono ministrante; il Suddiacono greco si unisce al Diacono greco presso la colonna dell'Altare, dal lato dell' Epistola.

Il Cardinale Vescovo assistente, guidato dal Ceremoniere, dopo che il Papa ha baciato il Testo latino e greco degli Evangeli, discende nel piano, e, ricevuto il Turibolo dal Turiferario, incensa con triplice tiro il Sommo Pontefice, riconsegnando poi il Turibolo al Votante di Segnatura, che, fatta genuflessione al Papa e all'Altare, lo consegna ad un Accolito della Cappella (Giambattista Maria MENGHINI,Le Solenni Ceremonie della Messa Pontificale celebrata dal Sommo Pontefice, ed.Desclé Lefebvre & c.,edit.Pontifici, Roma 1904, cap.IV.§ 3).

In conclusione e senza pretesa di esaustività, si può ritenere che la prassi ancora vigente del canto del vangelo in greco durante la Liturgia Verbi, come quella dei dittici nell’Anafora, abbia solide basi storiche e teologiche atte a richiamare il rapporto di interdipendenza tra lex credendi e lex orandi nella liturgia cristiana; inoltre, che la liturgia, anche se si celebra in una comunità particolare, è sempre manifestazione dell’unica Chiesa cattolica. La liturgia romana, in specie, manifesta l’ecclesiologia cattolica che riconosce nel Vescovo di Roma il pastore universale.